Sara Mesa, «La familia», Barcelona, Editorial Anagrama, 2022

Sara Mesa, La familia, Barcelona, Editorial Anagrama, 2022, 225 pp.

Ragguardevole successo di pubblico ha raccolto questo nuovo romanzo della madrilena Sara Mesa, che tra settembre ed ottobre del 2022 ha contato ben tre edizioni e l’approvazione entusiasta della critica.

Nella sua schietta linearità, il titolo concentra il tema e l’approccio della scrittrice, soprattutto in quell’articolo determinativo che sembra non lasciare molto spazio a deviazioni ed orpelli: quella che ci si aspetta e che viene annunciata è appunto la declinazione de ‘la famiglia’ per antonomasia, il modello ideale tramandato e perseguito dai piú, seppur con scarso successo, ma riconoscibile e condiviso. Ognuno dei quattordici capitoli smonta minuziosamente il portato di valori a cui ogni elemento connesso al tema si lega: la casa, riparo, protezione, ma nel contempo luogo da cui fuggire, in cui scomparire; la pretesa trasparenza tra familiari stretti; la labilità delle amicizie; le gelosie tra i parenti; il fragile equilibrio che preserva l’unità; le regole della buona educazione, a volte esasperate; la repressione dei desideri piú spontanei…

Come è facile immaginare, ne scaturisce un quadro antitetico rispetto a quello idealmente annunciato, in cui si dissolvono le divisioni manichee, e le sfumature diluiscono i ruoli di vittime e aguzzini, in un procedere che cela profili sconosciuti e schiude prospettive insospettate. Cadono le maschere funzionali all’età e al rispetto dei ruoli e prendono forma ansie e frustrazioni covate negli anni. Nulla di quanto appariva monolitico e perfetto agli occhi di estranei e vicini corrisponde alla realtà di un nucleo, come tanti, scisso e conflittuale.

Speciale attenzione, ma senza indulgere in pietismo, viene riservata dalla narratrice alle protagoniste femminili, scandagliate nelle loro fragilità e nella loro capacità di adattarsi e di resistere, ma non per questo scevre di responsabilità. Centrale è sicuramente la figura patriarcale, perno di dinamiche contorte pervase da un idealismo anacronistico, che poco si adatta alla realtà in cui si dibattono i familiari, alla ricerca di controllo totale in un impossibile perfetto isolamento. Pur non esercitando una violenza esplicita, rientra in quella perversa ideologia di sopraffazione maschile che Mesa riconosce ancora attuale, con il tacito consenso sociale (cfr.: «A qué debe oler una mujer de bien», Cuadernos hispanoamericanos, n. 833, 2019, pp. 125-128).

Le diverse prospettive, che concorrono al confezionamento della storia e alla caratterizzazione dei personaggi, ricordano in qualche modo le modalità di scrittura dell’affresco allegorico de El verano de la serpiente, romanzo pubblicato da Cecilia Eudave nel gennaio scorso sul tema del microcosmo familiare, che finisce per coinvolgere parenti e vicini in una lettura della realtà che va oltre le apparenze. Temi e approcci, evidentemente, molto sentiti e di grande attualità.

Patrizia Spinato B.

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, p. 15)

Laura Falqui, «Trilogia della vita vagabonda: I L’uovo di Silesius / II Fondamenti di vita celeste sulla terra / III Vaniglio Road», Milano, Medusa, 2022 / 2021 / 2022

Laura Falqui, Trilogia della vita vagabonda: I L’uovo di Silesius / II Fondamenti di vita celeste sulla terra / III Vaniglio Road, Milano, Medusa, 2022 / 2021 / 2022, 163 / 181 / 162 pp.

Qualche tempo fa ho avuto il piacere di recensire per questo periodico Fondamenti di vita celeste sulla terra, della scrittrice, saggista e drammaturga Laura Falqui, senza sapere che quel libro, insieme a L’Uovo di Silesius e Vaniglio Road, avrebbe formato la Trilogia della vita vagabonda della quale oggi mi occupo.

I tre libri raccontano storie diverse solo in apparenza, perché tutti e tre sono accomunati da una precisa visione del mondo che va al di là delle trame e di ciò che si suole chiamare ‘stile letterario’. Tre, tanto per restare nella triade, sono i tratti che caratterizzano, secondo il mio parere, la trilogia e dunque la poetica di Laura Falqui.

Primo, il raccontare gioioso, scanzonato, colto –sono innumerevoli le presenze letterarie, liriche, narrative e drammaturgiche, così come quelle relative alle arti visive, pittoriche, cinematografiche e teatrali–, una scrittura fluida, empatica e scherzosa ma, soprattutto, una scrittura ‘diversa’ dalle sue contemporanee nel proporre la realtà filtrata da una personale visione della stessa. Come puntualizza Raffaele Milani nella Postfazione a Vaniglio Road: «preme sottolineare la linea estetica della sua ispirazione: un’ironia sottile intrecciata di motivi bizzarri, fuori dal comune, imprendibili, sull’onda del non sense».

I romanzi della Falqui, secondo la migliore tradizione, sono costruiti e strutturati in tanti brevi e folgoranti impressioni visive di luci ed ombre, sotto il cielo anch’esso stellato. Brevi ‘capitoli’, ognuno dei quali o descrive un paesaggio o racconta la storia di un personaggio o ci parla delle loro avventure e dei loro rapporti.

Secondo, la ‘diversità’ dei suoi personaggi, i quali, come lo stile con cui vengono raccontati, sono fuori dalla cosiddetta normalità: «fuoriusciti da tutti i paesi del mondo». Gli emarginati della società, protagonisti della Falqui, sono abbozzati non dal di fuori, bensì come uomini e donne capaci di scelte, decisioni e passioni superiori a quelle dei loro simili. Oltre alle loro azioni, la personalità e la storia dei protagonisti viene tracciata dall’etimologia dei loro nomi.

L’Uovo di Silesius racconta del ‘poeta inventore’ Angelo Silesius, creatore di «frammenti di modi sognati […] come pesci emergenti dal profondo del mare». Fondamenti di vita celeste, di cui abbiamo già ampiamente parlato, narra le vicissitudini di un gruppo di mendicanti abitanti del Ponte Scialbo, nella periferia di una città / mondo dove abitano principalmente due categorie di persone, i con-tetto e i senza-tetto. Vaniglio Road racconta le stravaganze, il coraggio e il successo degli Shrips Ajoli, che riescono a rendere ogni cosa senza valore una ‘spiritosa invenzione’ che arricchisce l’Arronax Museum, museo del falso creato da loro stessi.

Terzo, credo il maggior merito della Trilogia della Vita Vagabonda, è quello di affrontare delicatamente e sotto il filo della sottile ironia, le grandi domande dell’uomo: la vita, l’amore e la morte. Concludiamo dunque con parole di Milani: «Laura Falqui traccia i suoi sentieri anarchici […] sogni aperti a intrusioni luminose, […] senza margini né dogmi, se non quello della leggerezza, della consapevolezza che tutto è illusione e dolore, ma che un improvviso volo mercuriale, una impensata ironia, possono portare alla salvezza».

Cristina Fiallega

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, p. 14)

Tomás Eloy Martínez, «Santa Evita», Roma, Sur, 2019

Tomás Eloy Martínez, Santa Evita, Roma, Sur, 2019, 444 pp.

Il noto romanzo, preceduto da una citazione di Sylvie Piath contenuta nella poesia «Lady Lazarous», si ispira alla leggendaria figura di María Eva Duarte, meglio nota con il vezzeggiativo di Evita. Il libro di Eloy Martínez è stato pubblicato per la prima volta in Argentina nel 1995 ed è divenuto un best seller, tanto da vendere più di dieci milioni di copie. Recentemente è apparso in questa nuova versione della casa editrice indipendente Sur, nella traduzione di Silvia Meucci e con la prefazione di Fabio Stassi. Dal 2022 è disponibile un’omonima serie televisiva distribuita da Disney+.

Santa Evita inizia il 26 luglio 1952, quando termina l’esistenza terrena della protagonista. L’autore ripercorre a ritroso la vicenda di un’attrice inizialmente sconosciuta, proveniente dalla regione di Junín, che fa innamorare il presidente della Repubblica argentina Juan Domingo Perón e l’intera nazione, specialmente le classi meno abbienti, dei descamisados.

Il racconto segue l’avventurosa vicenda legata al suo corpo esanime: inizialmente, la salma è affidata dallo stesso Perón al tassidermista spagnolo Pedro Ara, il quale si dedica all’imbalsamazione. Una volta completata questa tecnica, realizza più esemplari per sottrarli ai macabri tentativi di furto sia degli estimatori, sia dei detrattori, sia dei servizi segreti. Il suo feretro conoscerà trasferimenti, nascondigli in uffici, caserme, e solcherà addirittura l’oceano Atlantico fino a essere trasportato anche in Italia con il nome fittizio di Maria Maggi, vedova De Magistris, nel cimitero vecchio di Sforzatica, una frazione di Dalmine, in provincia di Bergamo.

Il romanzo è sicuramente molto dettagliato per quanto riguarda la ricostruzione degli eventi e la caratterizzazione dei protagonisti coinvolti nella vicenda, ma di non sempre facile lettura a causa proprio di quella dovizia di particolari che non agevolano la linearità discorsiva.

Roberto Riva

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 13-14)

José Hernández, «El gaucho Martín Fierro. La ida y la vuelta», Milano, Casa editrice Principato, 2022

José Hernández, El gaucho Martín Fierro. La ida y la vuelta, Milano, Casa editrice Principato, 2022, 95 pp.

Con il romanticismo nacque e si consolidò in America la letteratura gauchesca, attraverso opere quali Paulino Lucero e Aniceto el Gallo, di Hilario Ascasubi, o Anastasio el Pollo, di Estanislao Del Campo. Ma il momento culminante della poesia gauchesca è rappresentato dal Martín Fierro di José Hernández, che affermò la sua decisa avversione verso un potere che si imponeva con la forza o attraverso qualsiasi tipo di costrizione. Per questo l’autore fu un fiero avversario dei governi di Rosas, di Sarmiento e di Mitre, sebbene finí per tributare omaggio a quest’ultimo.

Hernández nacque nella pampa e combatté come militare a stretto contatto con i gauchos, sui quali si concentrò nella sua attività giornalistica: la conoscenza diretta ed approfondita del contesto gli fece assumere un atteggiamento piú serio, meno pittoresco rispetto ai poeti che lo avevano preceduto, nei riguardi di un mondo a lui ben noto, soprattutto a livello sociale.

Si evince la sua visione amara della società argentina principalmente nella prima parte del poema, La ida (1872), con la protesta verso un mondo ingiusto che allontanava il gaucho dalla sua famiglia e lo emarginava da una società perfetta, rompendo un prezioso arcaico equilibrio; al tempo stesso difendeva i valori incontaminati del mondo bucolico, paradisiaco, idealizzato nell’autenticità della pampa. Noto è il proposito didattico dell’opera, con il suo impegno di elevazione morale attraverso, però, un atto di ribellione verso l’ordine costituito. Per questo motivo il capolavoro di Hernández costituisce il punto di partenza di una letteratura di uomini indomiti e fieri, ricchi e generosi dal punto di vista spirituale. Al tempo stesso, nel corso dell’opera, si distrugge l’elemento umano indigeno, inizialmente considerato forte, abile, rapido, resistente, ma che viene infine connotato da inutilità, prepotenza, barbarie e ferocia. Il gaucho stesso si converte da buono a cattivo nel momento in cui si fa giustizia da solo, per quanto senza rinunciare alla nobiltà intrinseca della sua natura.

La vuelta de Martín Fierro (1878), attraverso l’esperienza negativa tra gl’indigeni selvaggi, rappresenta un atto di fede nella civiltà e il fondamento della grande Argentina del futuro. Il protagonista acquisisce una piena dimensione umana e una perfetta valenza poetica nella sua aspirazione a un concetto elevato e puro della giustizia. Il ritorno al mondo civile assurge a simbolo dell’avventura dell’uomo argentino, drammaticamente sospeso tra l’attrazione verso la libertà primigenia e la necessità di instaurare un ordine sociale stabile.

Grande epopea dell’identità ispano-americana, il Martín Fierro si è affermato anche al di fuori del contesto culturale ispanofono, ricevendo traduzioni e ispirando innumerevoli studi critici. Notevole è la bibliografia prodotta anche nel nostro paese: possiamo, tra le numerosi edizioni, ricordare la selezione critica di Jole Scudieri Ruggieri, del 1955, la traduzione di Mario Todesco, pubblicata postuma dai genitori nel 1959, o lo studio di Fernanda Avanzini, con un profilo dell’autore e note al testo.

L’attualità del poema è confermata da questa nuova edizione del gruppo Principato, che affida alla seria professionalità e alla sensibilità di Eleonora Cadelli la responsabilità di un adattamento ad uso scolastico, per studenti stranieri di livello B2. Le restrizioni pandemiche hanno sicuramente giovato al meditato concepimento di un’operazione editoriale tutt’altro che facile, nel voler preservare la ricchezza del poema, con le sue sfumature formali e verbali, senza banalizzazioni stereotipate, partendo sempre dal testo originale del capolavoro argentino.

Adeguandosi alle necessità didattiche, la curatrice opera quindi una sintesi in prosa dei passaggi fondamentali del poema, di cui riporta anche alcuni brani del testo originale, con note lessicali a fondo pagina. Il volume è introdotto da un profilo di José Hernández, dalla presentazione del poema e dall’approfondimento del contesto storico e letterario. Nella parte finale si concentrano le attività proposte agli studenti per verificare la comprensione del testo e la sua effettiva assimilazione, avvalendosi di un supporto audio e degli ormai imprescindibili contenuti digitali.

Patrizia Spinato B.

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 12-13)

Marisa Martínez Pérsico, «Finlandia», a cura di Matteo Lefèvre, Roma, Edizioni Ensemble, 2021

Marisa Martínez Pérsico, Finlandia, a cura di Matteo Lefèvre, Roma, Edizioni Ensemble, 2021, 97 pp.

All’interno della collana «Siglo Presente» della casa editrice Ensemble trova spazio la raccolta di poesie di Marisa Martínez Pérsico dal titolo Finlandia. Edita nell’ambito del Programma di sostegno alla traduzione «Sur» del Ministero degli Affari Esteri e del Culto della Repubblica Argentina, l’opera è presentata da Matteo Lefèvre con uno scritto dal titolo «In Finlandia fa caldo»: nel testo scioglie l’ossimoro, accompagnando il lettore non nella Finlandia reale, che nell’immaginario collettivo è caratterizzata dal gelo e dalle temperature rigide, ma nella Finlandia proposta e ricreata dalla poetessa. Lefèvre la definisce una «Finlandia stupefacente, un luogo reale e insieme immaginario […]. È un posto metaforico, un universo ovattato eppure pulsante, marginale e ombelicale. Per la nostra autrice la Finlandia è il centro del mondo» (p. 5).

Questa visione immaginativa del paese scandinavo nasce innanzitutto da una contingenza personale dell’autrice, raccontata nella poesia che dà il nome alla raccolta: in teoria sarebbe dovuta partire per la Finlandia per recarsi presso una residenza di scrittori, «pero vino la peste» (p. 46). Sarà dunque proprio una delle peggiori tragedie del nostro secolo ad impedire il viaggio programmato; ma «Decidida / a viajar a cualquier precio / entre los fiordos olímpicos, / imaginé Finlandia» (p. 46). Ha inizio così il viaggio immaginario nelle terre lontane del nord Europa, un vagare tra i luoghi negati dalla pandemia attraverso la fantasia e la poesia.

Le composizioni sono costruite seguendo una metrica non omogenea, passando dai più classici endecasillabi ed alessandrini alla spagnola a versi sciolti e strofe autonome. Ne consegue un ritmo agile e vivace, che dona energia e calore alla meta del viaggio, che appunto si allontana dal paesaggio glaciale a cui siamo abituati e si trasforma in un paese caldo.

Ad una forma così eterogenea corrisponde un contenuto altrettanto composito. Martínez Pérsico utilizza nelle sue poesie toponimi reali, come le città di Helsinki e Sysmä, oppure il fiume Vantaa; accostati ad essi vi sono però elementi fantasiosi, tratti dalle leggende del luogo, un’antitesi che ben esemplifica la creatività poetica dell’autrice: «En Rovaniemi / hay elfos hacendosos» (p. 35). Le immagini da fiaba vengono rievocate tramite l’impiego di referenti comuni che ricordano le caratteristiche lande finlandesi, come boschi e fiordi, o con figure che vengono associate al folclore locale, come i già citati elfi e Babbo Natale.

L’universo letterario si nutre anche di classici: incontriamo epigrafi di Borges e Montejo, riferimenti a Blake, a Kavafis e alla parabola del buon pastore dell’evangelista Luca. Peculiare il rimando al canto XV del Paradiso nella poesia «Invito all’oblio»: se nella Divina Commedia Dante viene riconosciuto e accolto con calore dal trisavolo Cacciaguida, nella composizione spagnola il messaggio è ribaltato completamente negli ultimi versi «¿Para qué / vamos a ir al paraíso / sin conocer a nadie? / El infierno es mejor» (p. 33).

Un ultimo apprezzamento è da indirizzare a Lefèvre e alla sua opera di traduzione, fedele all’originale e in grado di restituire le sonorità dei versi, rispettando lo stile dell’autrice e consegnando poesie cariche del calore della Finlandia di Martínez Pérsico.

Martina Mattiazzi

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 11-12)

Valeria Cafà, Andrea Canova (a cura di), «Non si farà mai piú tal viaggio. Pigafetta e la prima navigazione attorno al mondo», Milano, Edizioni Gallerie d’Italia – Skira, 2022

Valeria Cafà, Andrea Canova (a cura di), Non si farà mai piú tal viaggio. Pigafetta e la prima navigazione attorno al mondo, Milano, Edizioni Gallerie d’Italia – Skira, 2022, 118 pp.

Tra i primi prestigiosi risultati delle attività promosse dal Comitato nazionale pigafettiano presieduto da Marcello Verga è la mostra omonima, «che indagasse la spedizione nei suoi antefatti, nel suo svolgimento e nei suoi effetti di lunga durata» (p. 9) presso Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, di cui si propone qui il catalogo.

Partendo dal manoscritto della Relazione del primo viaggio attorno al mondo, messo a disposizione dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, si segue giorno per giorno l’itinerario della scoperta e si ricostruisce «lo sguardo con cui questi navigatori, primi tra gli europei e certamente mossi anzitutto dalla voglia di conquistare il mercato delle spezie, osservarono […] le popolazioni, le culture, i sistemi sociali, alberi e specie animali prima a loro ignoti» (p. 13). In coda alle celebrazioni della prima circumnavigazione del mondo, intrapresa da Ferdinando Magellano nel 1519 e conclusa da Juan Sebastián Elcano nel 1522, riveste cruciale importanza il ruolo del vicentino Antonio Pigafetta che, dall’ombra iniziale sotto la protezione diretta del navigatore portoghese, non solo è tra i diciotto sopravvissuti che ritorna al porto di Siviglia sulla nave Victoria, ma consegna ai posteri l’unico preziosissimo diario di viaggio che documenta tutta l’impresa.

Assodata la centralità del manoscritto, esposto nella seconda delle tre sale del percorso dedicato, i curatori concentrano in quella precedente e in quella successiva documenti cartografici e storici che sottolineano le novità introdotte dalla Relazione di Pigafetta per le modalità cartografiche e per l’immaginario comune. Si indebolisce, per esempio, la visione aristotelico-tolemaica dei continenti simmetricamente distribuiti a est e a ovest e si abbandona l’idea che gli oceani Atlantico e Indiano siano un unico mare chiuso che impedisce l’accesso al Pacifico. Tra i pezzi esposti nella prima sala, anteriori al viaggio di Pigafetta, ricordiamo il Mapa Mondi di Giovanni Leardo, del 1448; il Registrum di Johann Reger, del 1486; l’Itinerario di Ludovico de Varthema, del 1510. Di grande efficacia è pure il breve video che ricostruisce tutte le tappe geografiche dell’impresa, annotando le progressive perdite di uomini e di navi.

A conseguenza del viaggio e dei documenti che ne fissarono i dettagli, si realizzarono mappamondi di incredibile modernità, come quelli di Castiglioni e di Salviati, ma soprattutto «la prima circumnavigazione del mondo contribuí a ripensare il ruolo della scienza e della geografia nella politica e nella società europea» (p. 39). Esposti a Vicenza risultano, tra gli altri, la Carta nautica delle Indie e delle Molucche di Nuño García de Toreno, del 1522; il Planisfero in forma ovale di Batista Agnese, del 1550 circa; il Theatrum orbis terrarum di Abramo Ortelio, del 1592.

A differenza delle mostre dedicate in questi ultimi anni a celebrare con grande solennità l’impresa di Magellano e di Elcano, si è scelto qui di scagionare Antonio Pigafetta dalla damnatio memoriae ufficiale attraverso un percorso espositivo breve ma intenso, in cui ogni pezzo possa essere adeguatamente valorizzato e di conseguenza apprezzato dal visitatore. Il viaggio celeberrimo viene quindi ricondotto alle pagine che lo resero immortale, e al cronista vicentino è finalmente riconosciuta quella centralità che la storia europea a lungo è sembrata negargli.

Patrizia Spinato B.

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 10-11)

Carmen Pastor Villalba (dir.), «El español en el mundo 2022. Anuario del Instituto Cervantes, Alcalá, Instituto Cervantes, 2022», Alcalá, Instituto Cervantes, 2022

Carmen Pastor Villalba (dir.), El español en el mundo 2022. Anuario del Instituto Cervantes, Alcalá, Instituto Cervantes, 2022, 438 pp.
https://www.cervantes.es/lengua_y_ensenanza/hispanismo/anuario-del-instituto-cervantes.htm

L’Anuario del Instituto Cervantes è un documento con cadenza annuale che offre uno spaccato della situazione demolinguistica dello spagnolo nel mondo, permettendo all’istituzione di modificare i propri piani strategici nel suo percorso di promozione della lingua e al pubblico di conoscerne l’andamento.

Secondo le statistiche presenti nel primo capitolo, «El español: una lengua viva. Informe 2022» di David Fernández Vitores, più di 595 milioni di persone attualmente sono potenziali utilizzatori di tale idioma nel mondo. Il numero è la somma di tre gruppi demolinguistici: le persone con dominio nativo (più di 496 milioni), vale a dire i madrelingua; gli usuarios de competencia limitada (più di 75 milioni), l’insieme più eterogeneo che comprende individui la cui capacità di utilizzare la lingua può essere limitata grammaticalmente, sociolinguisticamente o stilisticamente, includendo dunque parlanti di seconda o terza generazione che la utilizzano solo in contesti familiari, oppure stranieri con residenza in un paese ispanofono che la usano solo per questioni lavorative e immigrati che la apprendono in maniera non regolare; infine gli aprendices (quasi 24 milioni), cioè studenti e studentesse che stanno seguendo un corso formale di lingua.

Dopo questa prima parte in cui fa da protagonista un’infografica attraente che evidenzia altri dati più significativi –come la posizione al quarto posto per parlanti mondiali o la previsione che nel 2060 gli Stati Uniti saranno il secondo paese ispanofono, dopo il Messico–, il capitolo prosegue in maniera più discorsiva, dando altre informazioni socio e geolinguistiche, corredate da utili tabelle e grafici. Per quanto riguarda il rapporto con l’Italia, essa compare nella tabella numero 4 «Número aproximado de estudiantes de español en el mundo. Clasificación por países» (p. 32), in cui si posiziona al quinto posto con un totale di 896.293 studenti di spagnolo.

Il rapporto continua toccando tanti altri argomenti legati alla lingua ed al rapporto con la società: la sua forza economica e il suo impiego nel mercato linguistico; il suo valore come strumento di comunicazione internazionale, con approfondimenti sull’espanglish, la varietà ibrida tra spagnolo e inglese; il suo utilizzo tra le comunità scientifiche, in cui può vantare ampie riflessioni e produzioni critiche sulle proprie aree di influenza, prima fra tutte l’America Latina; l’uso in internet, dove la maggior parte degli internauti madrelingua spagnola negli Stati Uniti preferisce creare e fruire contenuti, comprese le pubblicità, in spagnolo anziché in inglese, avvalendosi così di una comunicazione più informale e distesa che rappresenti entrambe le culture di appartenenza.

Il testo risulta molto interessante anche per chi studia lo spagnolo dal punto di vista sociale, economico e linguistico. La relazione presenta infatti non solo i dati circa l’uso dell’idioma e la sua diffusione nel mondo, ma contiene anche approfondimenti critici. Come ogni edizione, vengono scelti dei paesi specifici nei quali analizzare l’evoluzione internazionale dello spagnolo: quest’anno gli articoli vertono sulla Svizzera, i Paesi Balcanici, gli Emirati Arabi Uniti, il Kenya e il Madagascar.

Nel secondo capitolo, «Lenguaje e inteligencia artificial», come anticipato dalla direttrice accademica Carmen Pastor Villalba nella presentazione, si affronta invece un tema quanto mai attuale, cioè il rapporto tra linguaggio ed intelligenza artificiale. Esso viene declinato secondo diverse prospettive da vari studiosi, tra cui il direttore Luis García Montero, che in «Reflexiones precavidas sobre la inteligencia artificial» discute l’etica e la responsabilità intorno all’utilizzo delle nuove tecnologie, una preoccupazione tanto sentita dall’istituto da elaborare l’utile ed esemplare «Decálogo ético para una cultura digital panhispánica». I successivi saggi della sezione sono dedicati all’utilizzo dell’AI nell’educazione e nella didattica, allo stile linguistico delle macchine e alle loro abilità di traduzione, con un’attenzione rivolta sia ai pericoli sia alle opportunità.

Martina Mattiazzi

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 9-10)

«Global Environment. A Journal of Transdisciplinary History», “New Geographies in Animal History”, n. 16.1, 2023

Global Environment. A Journal of Transdisciplinary History, «New Geographies in Animal History», n. 16.1, 2023, 159 pp., https://www.whpress.co.uk/GE.html

Ci fa particolarmente piacere recensire qui il numero appena pubblicato della rivista internazionale Global Environment. A Journal of Transdisciplinary History, «New Geographies in Animal History», il cui indice propone, tra gli altri, autori di area iberoamericana –ambito geografico di nostro specifico interesse–, in un rapporto di attiva e fruttuosa cooperazione con colleghi di altri istituti CNR e Università.

Nel 2017 nasce la rivista semestrale Global Environment. A Journal of Transdisciplinary, promossa e curata da Gabriella Corona, dirigente di ricerca dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR di Napoli, e da Mauro Agnoletti, ordinario del Dipartimento di Scienze Tecnologiche, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze. La pubblicazione si avvale di un comitato di redazione numeroso e prestigioso, che proviene da tutti e cinque i continenti; la direzione è affidata a Gabriella Corona e a Mauro Agnoletti, mentre chi scrive, oltre a far parte del comitato editoriale, ricopre il ruolo di caporedattore dal 2019. Inizialmente pubblicata dalla casa editrice XL Edizioni di Roma, dal 2014 la rivista è passata a The White Horse Press di Cambridge, editore indipendente specializzato in scienze umane, sociali e ambientali. Uno dei due numeri annuali è realizzato dal Raquel Carson Center, un’organizzazione internazionale interdisciplinare, centro per la ricerca e la formazione in scienze umanistiche ambientali, partner importante e di grande rilievo scientifico.

Ogni numero del periodico può comprendere una parte monografica e sezioni quali Biblioteca, Intervista, In giro per il mondo, Politica, Tavola rotonda, Dialoghi, Storiografia, che offrono spazio a dibattiti pubblici intorno ai problemi ambientali o alle discussioni culturali e teoriche. Molti i temi affrontati dai numeri monografici nei quindici anni di vita della rivista; per citarne solo alcuni: ambiente e memoria, Mediterraneo e Mediterranei, piccole isole e pericoli naturali, tempeste di sabbia e globalizzazione, la campagna e la città, i problemi nei paesi socialisti e post-socialisti.

La proposta degli articoli avviene online con il sistema di gestione Open Journal System e con una struttura di double blind review; il sistema lavora con SHERPA/RoMEO, un database di politiche di accesso aperto degli editori, che viene utilizzato in tutto il mondo da gestori di repository, amministratori e accademici. La rivista è inserita nell’Emerging Sources Citation Index e le è stata inoltre riconosciuta dall’ANVUR la Classe A per Storia Contemporanea, Storia delle Relazioni Internazionali e Storia delle dottrine e delle istituzioni politiche.

Lo scopo della rivista è quello di essere riconosciuto come forum di riferimento, nonché raccordo per le ricerche in corso sull’ambiente e sulla storia del mondo, con particolare riguardo all’età moderna e contemporanea e con particolare attenzione alla comprensione dei processi che hanno portato allo stato attuale del nostro ambiente, alle differenze tra il suo stato e la sua gestione, oggi e nelle epoche passate. La pubblicazione non si limita a promuovere i soli studi storici, ma ha sempre offerto spazio anche a testi di attualità, con la finalità di stimolare e di raccogliere studi e ricerche che, pur nella diversità di approcci e temi, condividano una prospettiva ambientale da cui guardare ai problemi del mondo e della storia, compresi lo sviluppo economico, le relazioni sociali e produttive, il governo e le relazioni tra i popoli. Da qui l’impegno di riunire diverse aree di competenza, sia nelle scienze naturali che in quelle sociali, per aiutarle a trovare un linguaggio e una prospettiva comune nello studio della storia, considerando che gli approcci dei metodi degli storici ambientali sono molto cambiati negli ultimi anni, con l’apporto di discipline diverse dalla storiografia tradizionale.

Gli studiosi invitati comprendono pertanto non solo storici, ma anche ecologisti, agronomi, esperti di scienze forestali, botanici, geologi, climatologi, economisti, sociologi, urbanisti, giuristi, archeologi, ecc., le cui finalità sono quelle di interpretare l’attuale crisi ambientale: tale multidisciplinarietà facilita l’integrazione dei risultati delle ricerche nell’ambito delle politiche ambientali, una sfida importante che può consentire alla storia ambientale di guadagnarsi un posto tra le discipline scientifiche attualmente impegnate a definire le azioni da intraprendere per raggiungere uno sviluppo sostenibile. La rivista cerca di dare spazio alle esperienze storiche delle regioni più remote del globo, diventando un mezzo per la comunicazione e per la discussione tra studiosi provenienti da parti del mondo molto distanti sia culturalmente che geograficamente e cercando altresì di evidenziare la relazione tra fenomeni globali e fattori locali.

La sezione monografica di questo numero, dal titolo «New Geographies in Animal History», ben si inserisce nel contesto della fiorente letteratura sulla storia degli animali ed offre un contributo originale nell’esplorazione di nuove frontiere geografiche e culturali, facendo emergere i diversi punti di vista di studiosi provenienti da Africa, Europa, Caraibi, America Latina e Nord America. Il monografico è curato da tre storici ambientalisti. Regina Horta Duarte, professoressa di Storia all’Universidade Federal de Minas Gerais in Brasile, che rivolge particolare attenzione alla storia della biologia e degli animali, si sofferma nel suo contributo dal titolo «Intertwined Lives: Animals in Mining Disasters in Brazil» sull’importanza degli animali in situazioni ad alto rischio in un mondo sempre più sconvolto da disastri socio-ambientali causati dalle attività delle grandi industrie e dai conseguenti cambiamenti climatici. Sandra Swart, dell’Università di Stellenbosch, Sudafrica, accentra i suoi studi sulla storia dell’Africa australe, con lo sguardo rivolto al mutamento delle relazioni tra uomo e animale, e qui propone un articolo sui babbuini del Sud Africa dal titolo «Little Grey Men? Animals and Alien Kinship». John Soluri, docente della Carnegie Mellon University negli Stati Uniti, presenta una storia della resilienza ecologica del guanaco nella Patagonia meridionale con l’articolo dal titolo «The Wild Side: Hunting Guanacos in Patagonia». Sempre di area latinoamericana, segnaliamo l’articolo di Reinaldo Funes Monzote, docente alla University of Havana, a Cuba, dal titolo «The Short-Lived Zebu and Beef Boom in Cuba Before the 1959 Revolution. A Socio-Environmental Approach», che indaga sull’allevamento intensivo degli zebù per la produzione di carne bovina a Cuba negli anni ’40 e ’50.

Julia Lajus, professore associato presso il Dipartimento di Storia della School of Social Sciences and Humanities del National Research University, St. Petersburg, interviene con l’articolo «Fish as a Resource and a Curiosity in International Exhibitions at the End of the Nineteenth Century», che analizza la percezione dei pesci da parte degli umani, per lo più non riconosciuta. In questo scritto si discute in particolare sulle esposizioni alle Fiere Mondiali e alle Mostre specializzate della pesca, che furono piuttosto numerose tra il 1880 e l’inizio della Prima guerra mondiale. Segue l’articolo di Wesley Mwatwara, University of Zimbabwe, dal titolo «Human-Animal Relations and Livestock Disease Management in Postcolonial Zimbabwe, c.1980-2022», in cui vengono ripercorse le strategie di gestione delle malattie del bestiame nello Zimbabwe coloniale e l’impatto significativo sul modo in cui gli allevatori comuni hanno determinato quali animali allevare e con quali modalità. Concludono il volume le sezioni Library e ICHEO Pages.

Emilia del Giudice

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 7-9)

Invito alla lettura II edizione – Settimana del libro (17-21 aprile 2023)

Il CNR ISEM di Milano, in collaborazione con la Cattedra di Letteratura ispanoamericana dell’Università degli Studi di Milano e l’Instituto Cervantes Milán e con il patrocinio del Centenario CNR (1923-2023) celebra la giornata del libro con l’apertura delle proprie biblioteche, incontri, laboratori e tante altre attività a tema letterario.

La Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore venne istituita dall’UNESCO nel 1996, con l’obiettivo di promuovere la lettura, incentivare la pubblicazione e porre attenzione sulla tutela del copyright.
La scelta del 23 aprile ha motivazioni ben precise: in questo giorno nel 1616 morirono tre scrittori considerati pilastri della cultura mondiale: Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Inca Garcilaso de la Vega.

In preparazione a questa Giornata, la nostra sede aprirà le porte della sua biblioteca, che sarà accessibile al pubblico da lunedì 17 a venerdì 21 aprile durante l’orario di ufficio. Durante la visita al fondo bibliotecario, verranno presentate le collane d’istituto edite sotto l’egida del CNR, saranno proposti laboratori editoriali e si potrà assistere a presentazioni di libri con firmacopie. Inoltre, ciascun visitatore riceverà in omaggio un volume ed un segnalibro personalizzato per l’occasione.

Per il programma completo, clicca qui: scarica programma in pdf.

«Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900», n. 3, Luglio – settembre 2022

Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900, n. 3, Luglio – settembre 2022, pp. 349-499, https://www.rivisteweb.it/issn/1127-3070/issue/8491

Contemporanea è una rivista trimestrale che tratta aspetti politici, sociali, storici e culturali dalla fine del settecento fino ai giorni nostri. Prima di essere pubblicate, le proposte, che possono provenire da ogni continente, devono superare la rigorosa peer review.

Il primo saggio è a firma di Simeone Del Prete, docente della LUSC di Parma ed esperto di violenza politica nel dopoguerra, che analizza le accuse rivolte ai numerosi partigiani nel decennio successivo al ’45. I dettagli delle cause dibattute permettono allo storico di comprendere non solo la strategia difensiva degli avvocati, ma anche l’evoluzione di una giustizia che in quel periodo è in fase di transizione da un modello autoritario a uno democratico.

Alberto Guasco, autore del secondo articolo, è ricercatore presso l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il tema da lui affrontato è tuttora di stretta attualità per l’opinione pubblica italiana, anche se sono trascorsi ormai trent’anni: «Un paese disonesto. I romanzi e l’inchiesta Mani Pulite»: infatti, propone al pubblico la letteratura che ha trattato temi legati a Tangentopoli, come ad esempio Un inchino a terra di Franco Cordelli, disponibile in libreria già dal 1999. In occasione del ventennale dei fatti milanesi si segnala: La mela marcia… di Davide Corbetta, edito nel 2014, mentre di più recente produzione troviamo Lo stradone di Francesco Pecoraro, pubblicato nel 2019. Oltre a ricordare gli scrittori che si sono prodigati sui temi correlati al malcostume, Guasco ha ripercorso la vicenda politico-giudiziaria iniziata il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa presidente del Pio Albergo Trivulzio, proseguita con i successivi interrogatori condotti dal Pubblico Ministero Antonio Di Pietro e culminata con il lancio delle monetine davanti all’hotel Raphaël contro il leader socialista Bettino Craxi il 30 aprile 1993. Infine, oltre ad un’approfondita bibliografia sulla storia repubblicana, non mancano alcuni riferimenti alla musica leggera come ai testi di «Povera patria» di Franco Battiato e alla «Ballata dell’uomo ragno» di Francesco De Gregori.

Marcella Simoni, professoressa associata in storia delle istituzioni dell’Asia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, espone la vicenda dei rifugiati ebrei a Shangai durante la seconda guerra mondiale. Con l’inizio del ventunesimo secolo la Repubblica Popolare Cinese e lo Stato d’Israele hanno stabilito relazioni diplomatiche: si sono potute così studiare in maniera meno approssimativa le sorti dei ventimila ebrei europei ospitati e salvati durante i pogrom nazisti. Oltre agli sviluppi politici e istituzionali che hanno interessato le culture sino-giudicali, la studiosa si sofferma sulle forme espressive e artistiche adoperate in questi decenni per raccontare quel periodo di migrazioni forzate.

Fulvio De Giorgi, docente presso il dipartimento di educazione e scienze umane dell’Unimore, analizza un articolo comparso il 26 marzo 1945 sul supplemento del quotidiano svizzero la Gazzetta Ticinese. L’interpretazione fornita da alcuni liberali come Luigi Einaudi è molto innovativa per quanto concerne l’azione di Cavour divenuto il primo Presidente del Consiglio del regno d’Italia. Solitamente i manuali scolastici, ma anche la tradizione storiografica, impersonata da Gentile, Omodeo e Salvatorelli, riducono il politico torinese a un fautore delle libertà costituzionali, senza però soffermarsi sulle sue convinzioni volte a un’efficace promozione sociale dei sudditi meno abbienti.

Simone Neri Serneri, ordinario di scienze politiche alla «Cesare Alfieri» di Firenze, assieme ad altri autori, affronta un tema ancora oggi molto dibattuto e divisivo: «Nascita e avvento del fascismo. Angelo Tasca e la storia del suo tempo». Oltre a comprendere i motivi che hanno portato all’affermazione del regime mussoliniano, gli studiosi si soffermano su come le classi sociali presenti nel nostro Paese abbiano assecondato o contrastato il nuovo corso politico. Nel contributo si fa inoltre riferimento alle categorie già considerate dallo scrittore cuneese, come: popolo, potere, democrazia, socialismo e autoritarismo.

Le ultime proposte pubblicate in rivista riguardano le vicende legate al colonialismo. Se Nicola Camilleri e Valentina Fusari mappano gli aspetti di ‘genere’ legati alla dominazione europea, Alberto Mario Banti, professore a Pisa e accademico dei Lincei, propone un contributo intitolato «Schiavitù e razza nella storia dell’Italia contemporanea», in cui tratta il rapporto tra gli italiani e i popoli più lontani dalla fine del XVIII secolo. Considerando il periodo successivo al settembre 1943, di fondamentale importanza è l’approfondimento della convivenza tra la popolazione del Bel Paese e i soldati anglo americani i cui avi provenivano dalle colonie africane.

Roberto Riva

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 6-7)