“Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900”, n. 4, Ottobre – Dicembre 2022

Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900, n. 4, Ottobre – Dicembre 2022, pp. 503-658, https://www.rivisteweb.it/issn/1127-3070

Contemporanea è una rivista trimestrale che tratta aspetti politici, sociali, storici e culturali dalla fine del Settecento fino ai giorni nostri. Le proposte pubblicate hanno superato il rigoroso giudizio della peer review, possono provenire da tutti i continenti ed essere formulate in differenti idiomi.

La rassegna è inaugurata da Michele Magri, strutturato presso l’università di Pisa e collaboratore dell’Ecole des Hautes-Etudes en Science Sociales. Il suo contributo è intitolato «Malheureux Proscrits» e tratta degli esuli italiani che dopo i moti risorgimentali del 1830 si sono rifugiati in Francia, retta in quel periodo dalla monarchia costituzionale di Luigi Filippo duca d’Orléans. Il saggio indaga su come l’opinione pubblica parigina abbia accolto questi militanti espatriati dal Bel Paese.

Giulio Fugazzotto ha conseguito un dottorato presso l’università degli Studi di Urbino. Nella sua disanima considera l’atteggiamento del Partito laburista inglese nei confronti della guerra d’Etiopia voluta da Benito Mussolini e indaga le varie sensibilità presenti nella formazione partitica: quella pacifista, ma anche quella meno incline a una mediazione con Roma. L’autore osserva come queste dinamiche talvolta contrapposte abbiano influito sulle scelte che i rappresentanti britannici hanno adottato presso la Società delle Nazioni.

Corrado Torninbeni, professore associato di storia e istituzioni dell’Africa presso l’università di Bologna, narra la creazione e l’evoluzione della Conferência das organizações nacionalistas das colónias portuguesas in Africa. Quest’organismo, fondato a Casablanca nel 1961 e voluto dal politico della Guinea Bissau Amílcar Lopes da Costa Cabral, ha incoraggiato a livello sociale e diplomatico l’indipendenza dei territori africani che da molti secoli erano soggetti al dominio portoghese.

Federico Creatini, assegnista di ricerca dell’Università di Pisa, ha evidenziato qui la personalità di Maria Eletta Martini, partigiana e insegnante che dagli anni ’60 ha ricoperto numerosi incarichi a Montecitorio e a Palazzo Madama come esponente della Democrazia Cristiana. Tra il 1976 e il 1978 è stata presidentessa della Commissione Igiene e Sanità Pubblica. La lungimiranza della politica lucchese ha portato il Parlamento ad approvare la «Legge 833» del 1978, che ha istituito il «Servizio Sanitario Nazionale». Oltre ad occuparsi delle dinamiche assembleari, lo studioso si è documentato sul ruolo del volontariato e delle associazioni caritative.

Nella sezione «Confronti» un gruppo di autori, tra cui il professore e giornalista Giovanni Orsina, si interrogano sul ruolo politico della storia. Nell’area «laboratori» si può reperire l’originale contributo di Maartje Abbenhuis, uno studioso dell’università di Auckland. Il congresso di Vienna e le relazioni diplomatiche non vengono più considerate da una prospettiva austro centrica, ma in maniera più globale, contemplando le speranze degli attori statali meno egemonici.

Andrea Mariuzzo, professore associato dell’università di Modena e Reggio Emilia, esordisce ricordando che Gary McCulloch, della Bloomsbury Academic, ha pubblicato una storia dell’educazione culturale in sei volumi. Questo monumentale compendio permetterà la rivalutazione dello studio dei comportamenti individuali e delle relazioni collettive che si sono susseguiti nelle società occidentali.

L’ultima proposta della rivista è firmata da Chiara Beccalossi, che si concentra sulla storia della sessualità e delle identità non conformi, confermando che questi argomenti sono stati accolti dal dibattito accademico solamente dopo gli anni ’70 del ventesimo secolo.

Roberto Riva

(Notiziario n. 112, marzo 2023, pp. 6-7)

“Latin American Theatre Review”, n. 51/2, 2018

Latin American Theatre Review, n. 51/2, 2018, 312 pp.

Sebbene il numero che qui recensiamo non sia di ultima pubblicazione, ci fa piacere proporre la sua lettura per i contenuti, sempre attuali, che lasciano spazio a considerazioni molto interessanti. Ricordiamo che la rivista è pubblicata due volte all’anno dal Dipartimento di spagnolo e portoghese dell’Università del Kansas e fondata nel 1967. LATR copre tutti gli aspetti del teatro e dello spettacolo latino e latinoamericano ed è cresciuta fino a diventare una delle principali riviste accademiche nel suo campo. La pubblicazione è anche online e offre l’accesso gratuito ai numeri arretrati oltre ad un archivio comprende più di 1.000 articoli di accademici, notizie, programmi teatrali e recensioni di libri e spettacoli.

Il saggio di apertura è a firma di Severino J. Albuquerque che interviene con «Tullio Carella’s Recife Days: Politics, Sexuality, and Performance in Orgia» in cui si contestualizza l’esperienza vissuta a Recife da Carella attraverso l’alter ego Lucio Ginarte. il saggio mostra come la visibilità di Carella nella vivace scena letteraria e teatrale di Buenos Aires negli anni Quaranta e Cinquanta sia quasi scomparsa sulla scia dello ‘scandalo’ di Recife e della successiva pubblicazione della prima edizione di Orgia in cui l’intensa esperienza dei sensi viene trascritta con una forte carica erotica senza tralasciare alcun particolare.

Janneth Aldana Cedeño discute sulla maggior parte della creazione artistica di Santiago García e, per estensione, del gruppo Teatro «La Candelaria» sotto la sua direzione, mentre Andres Amerikaner cerca di risolvere la persistente questione dello status di Virgilio Piñera, drammaturgo cubano, intellettuale anticonformista, quale progenitore dell’‘assurdismo’ del quale traccia l’evoluzione stilistica esplorando le sue connessioni con i circuiti intellettuali di quel periodo.

Mary Barnard presenta un’opera, Hatun Yachaywasi, prodotta dal gruppo teatrale Puno Yatiri che descrive la migrazione da rurale a urbana del suo protagonista, Chawpi, intesa come cancellazione della tradizione, della cultura e della conoscenza indigena. Il saggio di Yeliz Biber Vangölü si sofferma su come la costruzione di spazi alternativi nel teatro possa sfidare le principali modalità della spazialità concentrandosi poi sull’opera teatrale Enter the Night (1993) della drammaturga cubano-americana Maria Irene Fornes. Trevor Boffone esamina l’archetipo della ‘donna cattiva’ de «La Llorona» e come esso è stato usato per destabilizzare i discorsi patriarcali nel teatro chicano. Interessante il saggio di Maria de la Luz Hurtado che evidenzia l’intento del drammaturgo Andrés Pérez di trasmettere nell’opera La Huida un profondo trauma personale raccontando un omicidio di stato omofobico non rivelato, perpetrato in Cile nel 1929. Prosegue Ana Lidia García Peña che presenta la storia della vita di Virginia Fábregas, una grande diva del Messico all’inizio del ventesimo secolo e la cui discussione si incentra sui temi quali: i mutamenti del teatro tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; la vita artistica di Fábregas, il suo teatro, la sua immagine di eleganza e il suo divorzio complesso e scandaloso.

Lo studio di Gilberto Icle, Milena Ferreira Mariz Beltrão e Isadora Pillar Vieira stabilisce un ponte tra il processo di creazione dello spettacolo Cinco Tempos para a Morte e la genetica del teatro, utilizzando i principi di quest’ultima che fornisce uno strumento metodologico importante per comprendere non solo il prodotto finale (lo spettacolo), ma anche il processo di creazione collettiva (le prove) dello spettacolo ideato ed eseguito tra il 2010 e il 2011. Il contributo di Marin Laufenberg mette a fuoco l’interazione tra i livelli di osservatori e gli osservati nell’opera di Griselda Gambaro del 1986, Antígona furiosa in cui la Gambaro usa il mito come luogo ideale per un discorso politico.

Segue lo studio di Maybel Mesa Morales nel quale si esplora l’opera di Lucía Laragione Cocinando con Elisa (1993): un’opera della drammaturgia argentina che interpreta in chiave simbolico-allegorica la tortura come essenza di strumento di dominio della dittatura argentina sul corpo femminile. Natacha Osenda ci conduce a profonde riflessioni sulla questione dei bambini scomparsi durante l’ultima dittatura militare argentina (1976 -1983) attraverso l’opera teatrale di Patricia Zangaro, A propósito de la duda.

L’articolo di Maria Teresa Sanhueza ripercorre la storia di «El Rostro» il leggendario Teatro de la Universidad de Concepción (TUC), che è stato il teatro universitario regionale più attivo negli anni ’50 e ’60. Durante gli anni di Pinochet, quando la maggior parte delle compagnie ha interrotto i propri sforzi artistici a causa della censura e della persecuzione politica, «El Rostro» è stato l’unico collettivo che è riuscito a adattarsi, cambiare e sopravvivere. Concludiamo con lo studio di Josh Stenberg che recupera Cuba e il Perù (soprattutto L’Avana e Lima) come nodi principali dell’opera cantonese tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, delineando la ricezione e l’eredità di queste connessioni transpacifiche.

Emilia del Giudice

(Dal Notiziario n. 112, marzo 2023, pp. 5-6)

«Global Environment. A Journal of Transdisciplinary History», “New Geographies in Animal History”, n. 16.1, 2023

Global Environment. A Journal of Transdisciplinary History, «New Geographies in Animal History», n. 16.1, 2023, 159 pp., https://www.whpress.co.uk/GE.html

Ci fa particolarmente piacere recensire qui il numero appena pubblicato della rivista internazionale Global Environment. A Journal of Transdisciplinary History, «New Geographies in Animal History», il cui indice propone, tra gli altri, autori di area iberoamericana –ambito geografico di nostro specifico interesse–, in un rapporto di attiva e fruttuosa cooperazione con colleghi di altri istituti CNR e Università.

Nel 2017 nasce la rivista semestrale Global Environment. A Journal of Transdisciplinary, promossa e curata da Gabriella Corona, dirigente di ricerca dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR di Napoli, e da Mauro Agnoletti, ordinario del Dipartimento di Scienze Tecnologiche, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze. La pubblicazione si avvale di un comitato di redazione numeroso e prestigioso, che proviene da tutti e cinque i continenti; la direzione è affidata a Gabriella Corona e a Mauro Agnoletti, mentre chi scrive, oltre a far parte del comitato editoriale, ricopre il ruolo di caporedattore dal 2019. Inizialmente pubblicata dalla casa editrice XL Edizioni di Roma, dal 2014 la rivista è passata a The White Horse Press di Cambridge, editore indipendente specializzato in scienze umane, sociali e ambientali. Uno dei due numeri annuali è realizzato dal Raquel Carson Center, un’organizzazione internazionale interdisciplinare, centro per la ricerca e la formazione in scienze umanistiche ambientali, partner importante e di grande rilievo scientifico.

Ogni numero del periodico può comprendere una parte monografica e sezioni quali Biblioteca, Intervista, In giro per il mondo, Politica, Tavola rotonda, Dialoghi, Storiografia, che offrono spazio a dibattiti pubblici intorno ai problemi ambientali o alle discussioni culturali e teoriche. Molti i temi affrontati dai numeri monografici nei quindici anni di vita della rivista; per citarne solo alcuni: ambiente e memoria, Mediterraneo e Mediterranei, piccole isole e pericoli naturali, tempeste di sabbia e globalizzazione, la campagna e la città, i problemi nei paesi socialisti e post-socialisti.

La proposta degli articoli avviene online con il sistema di gestione Open Journal System e con una struttura di double blind review; il sistema lavora con SHERPA/RoMEO, un database di politiche di accesso aperto degli editori, che viene utilizzato in tutto il mondo da gestori di repository, amministratori e accademici. La rivista è inserita nell’Emerging Sources Citation Index e le è stata inoltre riconosciuta dall’ANVUR la Classe A per Storia Contemporanea, Storia delle Relazioni Internazionali e Storia delle dottrine e delle istituzioni politiche.

Lo scopo della rivista è quello di essere riconosciuto come forum di riferimento, nonché raccordo per le ricerche in corso sull’ambiente e sulla storia del mondo, con particolare riguardo all’età moderna e contemporanea e con particolare attenzione alla comprensione dei processi che hanno portato allo stato attuale del nostro ambiente, alle differenze tra il suo stato e la sua gestione, oggi e nelle epoche passate. La pubblicazione non si limita a promuovere i soli studi storici, ma ha sempre offerto spazio anche a testi di attualità, con la finalità di stimolare e di raccogliere studi e ricerche che, pur nella diversità di approcci e temi, condividano una prospettiva ambientale da cui guardare ai problemi del mondo e della storia, compresi lo sviluppo economico, le relazioni sociali e produttive, il governo e le relazioni tra i popoli. Da qui l’impegno di riunire diverse aree di competenza, sia nelle scienze naturali che in quelle sociali, per aiutarle a trovare un linguaggio e una prospettiva comune nello studio della storia, considerando che gli approcci dei metodi degli storici ambientali sono molto cambiati negli ultimi anni, con l’apporto di discipline diverse dalla storiografia tradizionale.

Gli studiosi invitati comprendono pertanto non solo storici, ma anche ecologisti, agronomi, esperti di scienze forestali, botanici, geologi, climatologi, economisti, sociologi, urbanisti, giuristi, archeologi, ecc., le cui finalità sono quelle di interpretare l’attuale crisi ambientale: tale multidisciplinarietà facilita l’integrazione dei risultati delle ricerche nell’ambito delle politiche ambientali, una sfida importante che può consentire alla storia ambientale di guadagnarsi un posto tra le discipline scientifiche attualmente impegnate a definire le azioni da intraprendere per raggiungere uno sviluppo sostenibile. La rivista cerca di dare spazio alle esperienze storiche delle regioni più remote del globo, diventando un mezzo per la comunicazione e per la discussione tra studiosi provenienti da parti del mondo molto distanti sia culturalmente che geograficamente e cercando altresì di evidenziare la relazione tra fenomeni globali e fattori locali.

La sezione monografica di questo numero, dal titolo «New Geographies in Animal History», ben si inserisce nel contesto della fiorente letteratura sulla storia degli animali ed offre un contributo originale nell’esplorazione di nuove frontiere geografiche e culturali, facendo emergere i diversi punti di vista di studiosi provenienti da Africa, Europa, Caraibi, America Latina e Nord America. Il monografico è curato da tre storici ambientalisti. Regina Horta Duarte, professoressa di Storia all’Universidade Federal de Minas Gerais in Brasile, che rivolge particolare attenzione alla storia della biologia e degli animali, si sofferma nel suo contributo dal titolo «Intertwined Lives: Animals in Mining Disasters in Brazil» sull’importanza degli animali in situazioni ad alto rischio in un mondo sempre più sconvolto da disastri socio-ambientali causati dalle attività delle grandi industrie e dai conseguenti cambiamenti climatici. Sandra Swart, dell’Università di Stellenbosch, Sudafrica, accentra i suoi studi sulla storia dell’Africa australe, con lo sguardo rivolto al mutamento delle relazioni tra uomo e animale, e qui propone un articolo sui babbuini del Sud Africa dal titolo «Little Grey Men? Animals and Alien Kinship». John Soluri, docente della Carnegie Mellon University negli Stati Uniti, presenta una storia della resilienza ecologica del guanaco nella Patagonia meridionale con l’articolo dal titolo «The Wild Side: Hunting Guanacos in Patagonia». Sempre di area latinoamericana, segnaliamo l’articolo di Reinaldo Funes Monzote, docente alla University of Havana, a Cuba, dal titolo «The Short-Lived Zebu and Beef Boom in Cuba Before the 1959 Revolution. A Socio-Environmental Approach», che indaga sull’allevamento intensivo degli zebù per la produzione di carne bovina a Cuba negli anni ’40 e ’50.

Julia Lajus, professore associato presso il Dipartimento di Storia della School of Social Sciences and Humanities del National Research University, St. Petersburg, interviene con l’articolo «Fish as a Resource and a Curiosity in International Exhibitions at the End of the Nineteenth Century», che analizza la percezione dei pesci da parte degli umani, per lo più non riconosciuta. In questo scritto si discute in particolare sulle esposizioni alle Fiere Mondiali e alle Mostre specializzate della pesca, che furono piuttosto numerose tra il 1880 e l’inizio della Prima guerra mondiale. Segue l’articolo di Wesley Mwatwara, University of Zimbabwe, dal titolo «Human-Animal Relations and Livestock Disease Management in Postcolonial Zimbabwe, c.1980-2022», in cui vengono ripercorse le strategie di gestione delle malattie del bestiame nello Zimbabwe coloniale e l’impatto significativo sul modo in cui gli allevatori comuni hanno determinato quali animali allevare e con quali modalità. Concludono il volume le sezioni Library e ICHEO Pages.

Emilia del Giudice

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 7-9)

«Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900», n. 3, Luglio – settembre 2022

Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900, n. 3, Luglio – settembre 2022, pp. 349-499, https://www.rivisteweb.it/issn/1127-3070/issue/8491

Contemporanea è una rivista trimestrale che tratta aspetti politici, sociali, storici e culturali dalla fine del settecento fino ai giorni nostri. Prima di essere pubblicate, le proposte, che possono provenire da ogni continente, devono superare la rigorosa peer review.

Il primo saggio è a firma di Simeone Del Prete, docente della LUSC di Parma ed esperto di violenza politica nel dopoguerra, che analizza le accuse rivolte ai numerosi partigiani nel decennio successivo al ’45. I dettagli delle cause dibattute permettono allo storico di comprendere non solo la strategia difensiva degli avvocati, ma anche l’evoluzione di una giustizia che in quel periodo è in fase di transizione da un modello autoritario a uno democratico.

Alberto Guasco, autore del secondo articolo, è ricercatore presso l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il tema da lui affrontato è tuttora di stretta attualità per l’opinione pubblica italiana, anche se sono trascorsi ormai trent’anni: «Un paese disonesto. I romanzi e l’inchiesta Mani Pulite»: infatti, propone al pubblico la letteratura che ha trattato temi legati a Tangentopoli, come ad esempio Un inchino a terra di Franco Cordelli, disponibile in libreria già dal 1999. In occasione del ventennale dei fatti milanesi si segnala: La mela marcia… di Davide Corbetta, edito nel 2014, mentre di più recente produzione troviamo Lo stradone di Francesco Pecoraro, pubblicato nel 2019. Oltre a ricordare gli scrittori che si sono prodigati sui temi correlati al malcostume, Guasco ha ripercorso la vicenda politico-giudiziaria iniziata il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa presidente del Pio Albergo Trivulzio, proseguita con i successivi interrogatori condotti dal Pubblico Ministero Antonio Di Pietro e culminata con il lancio delle monetine davanti all’hotel Raphaël contro il leader socialista Bettino Craxi il 30 aprile 1993. Infine, oltre ad un’approfondita bibliografia sulla storia repubblicana, non mancano alcuni riferimenti alla musica leggera come ai testi di «Povera patria» di Franco Battiato e alla «Ballata dell’uomo ragno» di Francesco De Gregori.

Marcella Simoni, professoressa associata in storia delle istituzioni dell’Asia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, espone la vicenda dei rifugiati ebrei a Shangai durante la seconda guerra mondiale. Con l’inizio del ventunesimo secolo la Repubblica Popolare Cinese e lo Stato d’Israele hanno stabilito relazioni diplomatiche: si sono potute così studiare in maniera meno approssimativa le sorti dei ventimila ebrei europei ospitati e salvati durante i pogrom nazisti. Oltre agli sviluppi politici e istituzionali che hanno interessato le culture sino-giudicali, la studiosa si sofferma sulle forme espressive e artistiche adoperate in questi decenni per raccontare quel periodo di migrazioni forzate.

Fulvio De Giorgi, docente presso il dipartimento di educazione e scienze umane dell’Unimore, analizza un articolo comparso il 26 marzo 1945 sul supplemento del quotidiano svizzero la Gazzetta Ticinese. L’interpretazione fornita da alcuni liberali come Luigi Einaudi è molto innovativa per quanto concerne l’azione di Cavour divenuto il primo Presidente del Consiglio del regno d’Italia. Solitamente i manuali scolastici, ma anche la tradizione storiografica, impersonata da Gentile, Omodeo e Salvatorelli, riducono il politico torinese a un fautore delle libertà costituzionali, senza però soffermarsi sulle sue convinzioni volte a un’efficace promozione sociale dei sudditi meno abbienti.

Simone Neri Serneri, ordinario di scienze politiche alla «Cesare Alfieri» di Firenze, assieme ad altri autori, affronta un tema ancora oggi molto dibattuto e divisivo: «Nascita e avvento del fascismo. Angelo Tasca e la storia del suo tempo». Oltre a comprendere i motivi che hanno portato all’affermazione del regime mussoliniano, gli studiosi si soffermano su come le classi sociali presenti nel nostro Paese abbiano assecondato o contrastato il nuovo corso politico. Nel contributo si fa inoltre riferimento alle categorie già considerate dallo scrittore cuneese, come: popolo, potere, democrazia, socialismo e autoritarismo.

Le ultime proposte pubblicate in rivista riguardano le vicende legate al colonialismo. Se Nicola Camilleri e Valentina Fusari mappano gli aspetti di ‘genere’ legati alla dominazione europea, Alberto Mario Banti, professore a Pisa e accademico dei Lincei, propone un contributo intitolato «Schiavitù e razza nella storia dell’Italia contemporanea», in cui tratta il rapporto tra gli italiani e i popoli più lontani dalla fine del XVIII secolo. Considerando il periodo successivo al settembre 1943, di fondamentale importanza è l’approfondimento della convivenza tra la popolazione del Bel Paese e i soldati anglo americani i cui avi provenivano dalle colonie africane.

Roberto Riva

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, pp. 6-7)

«Cuadernos hispanoamericanos», n. 832, ottobre 2019

Cuadernos hispanoamericanos, n. 832, ottobre 2019, 160 pp.
https://issuu.com/publicacionesaecid/docs/ch832_octubre

Il presente numero della rivista diretta da Juan Malpartida propone approfondimenti sulla produzione letteraria di Juan Eduardo Zúñiga (Madrid, 1919-2020) in occasione del centenario della sua nascita.

Il Dosier a lui dedicato vede gli studiosi Ángeles Encinar, Santo Sanz Villanueva, Luís Beltrán Almería, José María Pozuelo Yvancos e Natalia Arséntiera dedicargli contributi celebrativi e approfondimenti interessanti. Lo scrittore spagnolo viene ricordato per il suo animo irrequieto e per aver affrontato nell’immediato dopoguerra temi trasgressivi tra i quali la ribellione, la solidarietà contro la tirannia, l’indipendenza e l’uguaglianza della donna, insieme ad una speranza per il futuro dell’umanità, che ne fanno uno dei precursori di un linguaggio letterario nuovo. Sostenitore del romanzo come strumento di memoria, Zúñiga viene ricordato in questo numero attraverso alcuni dei suoi romanzi, come El coral y las aguas (1962), La trilogía de la Guerra Civil (1980-2003), Misterios de las noches y los días (1992).

La Entrevista di Carmen de Eusebio è dedicata ad Andrés Sánchez Robayana, mentre nella sezione Mesa revuelta vengono proposte le meditazioni di Antonio Rivero Taravillo, Malva Flores e Francisco Ruiz Soriano. Chiude il numero la sezione Biblioteca.

E. del Giudice

(Notiziario n. 111, gennaio 2023, p. 6)

Iberoromania, n. 93, 2021

Iberoromania, n. 93, 2021, 171 pp.

La rivista fondata da Hans Rheinfelder, pubblicata dall’editore De Gruyter per le cure di una coesa squadra di specialisti diretta da Robert Folger, presenta in questo numero una miscellanea divisa in tre sezioni che riguardano l’ambito letterario, culturale e linguistico: una proposta comparativa di testi letterari che si intersecano con la cultura e la linguistica proponendo rinnovate chiavi di lettura e un’apertura all’interdisciplinarietà.

L’articolo di apertura, «Culpables impunes y narradores no fiables: tres cold case en Cartucho, Crónica de una muerte anunciada y La virgen de los sicarios», è a firma di Kristine Vanden Berghe, che nel suo studio comparativo esamina tre casi irrisolti della letteratura latinoamericana. Riprendendo la tesi di Marc Escola sul concetto storico dell’impunità di alcuni criminali e quella di Teresa Heyd sull’inattendibilità di alcuni narratori, l’autrice del saggio analizza i tre testi evidenziando che spesso lo sfondo storico nel quale avvengono i crimini contribuisce a nascondere il motivo del crimine stesso, celando le reali dinamiche dietro una facciata di violenza sistemica.

Segue una lettura di Ethel Junco di «Mito y memoria histórica en Los recuerdos del porvenir de Elena Garro», dove la scrittrice messicana espone la sua visione del femminile attraverso il personaggio di Julia, costruito sul modello di Elena di Troya e sul mito di Afrodite. David Amezcua presenta «Multidirectional Memory, Polycroasis and (Un)translatability in Antonio Muñoz Molina’s Sefarod», mentre Óscar Abenójar avvia un esercizio filologico attraverso «El elemento oriental en los apólogos ibéricos de El medio amigo», in cui compara le versioni iberiche del volume per stabilire quanto e quante siano state le influenze arabe o berbere nei differenti adattamenti.

Tania Padilla Aguilera presenta «Una aproximación al contexto socioliterario de José Benegasi y Luján», in cui inserisce il poeta tra gli autorevoli autori moderni, benché la critica settecentesca lo abbia assimilato agli autori minori. Con «Los maestros científicos: autores de artes de escribir y contar en el Siglo de Oro español», Alejandro Gómez Camacho offre un’analisi pedagogico-culturale sul processo di alfabetizzazione durante il periodo di massimo splendore della Spagna. «El primer milagro económico alemán visto por los viajeros españoles» è il saggio proposto da Luis Perdices de Blas e Luis Ramos Gorostiza, in cui la descrizione dei primi viaggi spagnoli in Germania viene riportata come fugace e parziale. Soltanto tra il 1871 e il 1918, alla ricerca di riferimenti per la modernizzazione della Spagna, crebbe il fascino per la spettacolare trasformazione economica tedesca.

Di campo linguistico è il saggio di Valentina Cáceres y Darío Rojas dal titolo «La Academia de la Lengua y la reforma ortográfica del castellano en Chile», un testo interessante, tenendo conto che il Chile tra il 1913 e il 1927 era l’unico paese ad avere un’ortografia distinta da quella della Real Academia. Conclude Joel Rini la miscellanea con l’articolo «A reconsideration and Elaboration of a Previously Proposed Hypothesis for the Origin of the -y of Spanish soy, doy, voy, estoy».

Il fascicolo termina con la sezione dedicata alle recensioni, che consente ai lettori di essere aggiornati sulle piú recenti pubblicazioni critiche dell’accademia germanica, e con la lista dei libri ricevuti.

Emilia del Giudice

(Notiziario n. 110, novembre 2022, pp. 9-10)

«Notiziario della Banca Popolare di Sondrio», n. 148, 2022

Notiziario della Banca Popolare di Sondrio, n. 148, 2022, 208 pp.

Il Notiziario della Banca Popolare di Sondrio, nato nel 1973, è orgoglio dell’offerta editoriale dell’Istituto valtellinese. La collaborazione con firme di grande prestigio del giornalismo e dell’accademia italiana ne fanno un periodico di qualità, un osservatorio della società attuale, delle sue trasformazioni, dei suoi problemi e delle sue prospettive e, al contempo, un’immagine della realtà socioeconomica della provincia di Sondrio.

La pubblicazione quadrimestrale, in versione cartacea e on-line https://nonsolobanca.popso.it/notiziario, è affidata per la direzione editoriale a Mario Alberto Pedranzini e vede Italo Spini quale Direttore responsabile, mentre Mina Bartesaghi come Capo redazione. Il Notiziario, disponibile in rete dall’aprile 1999, comprende numerose sezioni: dall’Economia e finanza a Il Pianeta che cambia, dalla Giustizia alla Letteratura, ad Uno sguardo al passato, ma anche sezioni relative alla Salute, agli Anniversari, ai Reportage, a Personaggi e vicende e a Cronache aziendali. Pagine importanti con una selezione di immagini pregevoli.

Fulcro del numero 148 è il gruppo di articoli dedicati ai 150 anni di fondazione del CAI, Sezione Valtellinese (1872-2022): un inserto speciale di oltre 30 pagine si apre con l’articolo di Alessandro Pastore in cui si ripercorrono i rapporti del fondatore del Club Alpino Italiano, Quintino Sella, con Luigi Torelli, Enrico Guicciardi, Romualdo Bonfadini e Giovanni Visconti-Venosta, che della Sezione Valtellinese furono nel 1872 i promotori. Segue l’articolo di Franco Monteforte, che ricostruisce i ‘dietro le quinte’ della nascita della Sezione e le prime fasi della sua attività, fino allo storico Congresso Nazionale di Bormio dell’agosto 1873. Giuseppe ‘Popi’ Miotti presenta un vivace articolo, ricco di aneddoti, e traccia una breve storia dell’alpinismo in Valtellina attraverso i suoi maggiori protagonisti. Conclude la sezione Raffaele Occhi, che ricostruisce il ruolo che le escursioni in Valfurva e in Alta Valle hanno avuto nella nascita del celebre capolavoro, Il Bel Paese, dell’abate lecchese Antonio Stoppani.

Segnaliamo inoltre con molto piacere, nella sezione Letteratura, gli interventi dell’accademico valtellinese Leo Schena, stimato francesista e collaboratore assiduo della pubblicazione, che interviene con la comunicazione «Una singolare e felice coincidenza», tratta dalla presentazione tenutasi al Convegno «DantedìValtellina», a Bormio, il 1° ottobre  021, e dell’ispanista Patrizia Spinato, Responsabile della sede milanese dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del CNR, che è intervenuta con l’articolo «Gabriel García Márquez e le ragioni di un Nobel», in occasione dell’ottavo incontro con i «Nobel per la Letteratura», organizzato dalla Banca Popolare di Sondrio, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bormio.

Emilia del Giudice

(Notiziario n. 109, settembre 2022, p. 12)

«Cartaphilus», n. 19, 2021

Cartaphilus, n. 19, 2021, 489 pp.

Cartaphilus, rivista di critica e ricerca estetica, nasce nel 2007 come pubblicazione semestrale, diventando annuale dal 2010. Il periodico pubblica articoli scientifici e inediti di carattere filologico e di natura estetica, seguendo lo spirito primigenio, volto all’accoglienza e alle novità. Edita dalla Facoltà di Lettere dell’Università di Murcia, si avvale della direzione di Vicente Cervera Salinas, docente di letteratura ispanoamericana, e di María Dolores Adsuar Fernández, docente di letteratura spagnola, teoria della letteratura e letteratura comparata. Il comitato editoriale è composto da molteplici studiosi di fama internazionale e la redazione conta su un cospicuo numero di collaboratori, spagnoli e stranieri.

In apertura, nella sezione Miscelánea, Guillermo Aguirre Martínez affronta, con l’articolo «Concepción liminal de la palabra poética y de la música: Aproximación desde los planteamientos espectralistas», le relazioni della parola poetica nel modello verbale e in quello musicale di natura liminale; propone, in relazione ad una specifica proposta musicale, la concezione teorica su cui si fonda la ‘corrente spettrale’. Segue il saggio di Bernat Castany Prado e Christian Snoey Abadías, «A propósito de Ejercicios espirituales para materialistas (2017), de Luis Roca Jusmet», in cui si confrontano la nozione di Esercizi spirituali, di Pierre Hadot, e quella di Tecnologie del sé di Michel Foucault. Con «La intertextualidad en la obra poética de Ida Vitale», Amal Conesa Erragbaoui esamina l’intertestualità nell’opera poetica della scrittrice uruguaiana, mostrando in particolare l’influenza che la letteratura greco-latina classica ha sulla sua poesia, ma anche analizzando i dialoghi intertestuali in cui la poetessa, attraverso i versi di altri autori, costruisce altre poesie.

«Del folklorismo musical de Alejo Carpentier: sobre el ensayo y sus grietas» discute Bernat Garí Barceló, mentre Esteban A. Geraldino Molina si occupa de «La obra de Rainer Maria Rilke a la luz del concepto de “espíritu” de G. W. F. Hegel». Su «Juan Benet: poeta en prosa del silencio y de las penumbras» è l’interessante saggio di Jorge Machín Lucas, che invita ad esplorare tutto ciò che è al di là della ragione, dimostrando che ciò che chiamiamo irrazionale può invece appartenere ad una logica sconosciuta.

Ana Rodríguez Fischer interviene col saggio dal titolo «Contemplar la vida: paseos, excursiones y viajes de Carmen Laforet» per analizzare gli articoli che la scrittrice pubblica dal 1948 al 1953 sul settimanale di Barcellona Destino, nella sezione intitolata «Punti di vista di una donna», e le cronache del suo viaggio negli Stati Uniti nell’autunno del 1965, raccolte nel volume Parallel 35. Lo studio analizza il suo profilo di camminatrice attraverso varie città del Nord America, guidata dai suoi desideri e gusti, sottolineando lo sguardo spregiudicato sulla realtà e sulla vita che la circonda, curiosa e attenta ai minimi dettagli. Alba Saura Clares interviene con «Cuerpos desaparecidos y memoria transnacional a escena: NN12 de Gracia Morales», un’indagine transfontaliera tra Europa e America Latina, in particolare tra Spagna e continente sudamericano, attraverso una delle opere più importanti della drammaturga spagnola. Termina la sezione Tomás Siac con il saggio «Escrituras y reescrituras biopolíticas del canon literario argentino».

Il Monográfico di questo numero, dal titolo Voces masculinas en la Querelle des Femme, raccoglie tredici contributi sul concetto storiografico utilizzato per designare il dibattito intellettuale sulla condizione delle donne nella società, iniziato nel XV secolo in Francia e poi diffusosi in tutta Europa, fino all’inizio del XX secolo. Gli interventi analizzano la questione femminile da numerose angolazioni: dall’emancipazione al concetto di bellezza, dalla rappresentazione ironico popolare delle realtà contadine fino alla misoginia, con l’analisi di opere che hanno come interlocutrici le donne. Una vasta visione critica alla quale hanno partecipato Juan Aguilar González, Manuel A. Broullón-Lozano, Daniele Cerrato, Caterina Duraccio, María-Isabel García-Pérez, Sara Velázquez García, Milagro Martín-Clavijo, Eva María Moreno Lago, Angelo Rella, Clelia Stefanuto, Manuel Giardina, Francisco José Rodríguez Mesa, Anna Suadoni, Alessandra Sanna, Gennaro Valentino e Ana Vargas Martínez.

Emilia del Giudice

(Notiziario n. 109, settembre 2022, pp. 10-11)

«Cuadernos hispanoamericanos», n. 829-830, 2019

Cuadernos hispanoamericanos, n. 829-830, 2019, 258 pp.

Segnaliamo questo numero dei Cuadernos hispanoamericanos, dedicato alla letteratura cubana attuale e all’architettura dell’Avana, sostanzialmente per l’intervento di Juan Carlos Méndez Guédez, ideale corollario del dossier della Revista iberoamericana n. 266, recensito in questo medesimo numero del nostro bollettino.

Lo scrittore venezuelano, da alcuni anni residente nella capitale spagnola, nel suo contributo «El príncipe azul con ojos de sangre», isola la cifra della nuova narrativa del paese ispano-americano: «la muerte como presencia ineludible, como cotidianeidad, como compañía inevitable» (p. 241). Dal 2012, segnala Méndez Guédez, la normalità si identifica con i ventimila omicidi annuali, con il clima apocalittico, con le repressioni politiche: e la letteratura, che si alimenta delle ferite aperte del paese, si orienta verso l’horror e dà voce alle vittime di un regime sanguinario e intransigente.

Ricorrono i nomi, tra gli altri, di Slavko Zupcic, Silda Cordoliani, Juan Carlos Chirinos, Alberto Barrera Tyszka, Miguel Gomes, Karina Sáinz Borgo, Adelaida Falcón, che dalle loro pagine danno nuova voce alla realtà venezuelana di questi ultimi anni.

P. Spinato B.

(Notiziario n. 109, settembre 2022, p. 10)

«Revista iberoamericana», n. 266, 2019

Revista iberoamericana, n. 266, 2019, 336 pp.

All’interno di un numero della Revista come sempre molto interessante, che questa volta spazia da Luis Sepúlveda a Severo Sarduy, da Nellie Campobello a Roberto Bolaño, da Cristina Peri Rossi a Jaimes Freyre, ci sembra particolarmente meritevole di nota il dossier «Paradojas de la Venezuela (pos)chavista: cultura, violencia y poder».

Nell’introduzione al focus, Magdalena López e María Teresa Vera-Rojas, rispettivamente delle università di Notre Dame e di Lérida, chiariscono l’importanza di infrangere il silenzio critico creatosi intorno a un ventennio di dittatura di sinistra, cercando di aprire uno spazio di discussione a piú voci grazie alla vetrina internazionale offerta dalla rivista di Pittsburgh. Per quanto la recente esperienza storica venezuelana si sia «convertido en el foco principal de atención y entusiasmo académico del latinoamericanismo durante los primeros años del chavismo en el poder, hoy es poco o nada lo que se reflexiona o difunde sobre la actual crisis humanitaria y política del país fuera de los círculos de venezolanistas en espacios académicos reducidos y de pequeñas editoriales con limitada distribución» (p. 17).

La forza di alcune pratiche di resistenza, di solidarietà e di fuga, sperimentate tra gli altri dalla saggistica, dalla letteratura e dal cinema per sfuggire al controllo statale, consentono di analizzare la crisi piú drammatica del Venezuela contemporaneo. Miguel Vásquez («2017: estado liberal y nuevo ethos revolucionario en Venezuela»), Magdalena López («Intelectuales frente a Venezuela: hacia un latinoamericanismo alternativo»), Rebeca Pineda Burgos («“El país era una sala de espera”; multitud y cuerpo enfermo en Patria o muerte de Alberto Barrera Tyszka»), Juan Cristóbal Castro («La pantalla como acto: TV y el archivo espectral revolucionario en la Venezuela chavista»), Irina Troconis («Invocando el espectro: prácticas de la memoria en la Venezuela pos-Chávez»), Paula Vásquez Lezama («Cuando se consume el cuerpo del pueblo. La incertidumbre como política de supervivencia en Venezuela») esaminano differenti realtà del panorama storico, sociale ed artistico. Del complesso ambito letterario, caratterizzato da ambigue duplicità e contraddittorie osmosi, si occupano Miguel Gomes, nel saggio intitolato «Ruinas, extranjería y transgresión en la nueva novela venezolana», e Vicente Lecuna e Alberto Barrera Tyszka in «Narrativa venezolana de entresiglos»: dal Leitmotiv della ricchezza petrolifera alla «rivoluzione culturale» che isola i promotori artistici dalle istituzioni di governo, all’emigrazione di numerosi scrittori per sfuggire le restrizioni economiche o le persecuzioni politiche.

Pensare a quello che ha significato il Venezuela per la cultura e per la letteratura ispano-americana, e non solo, fino al secolo scorso, lascia abbastanza sgomenti: il forte appoggio statale agli scrittori e all’editoria, una produzione critica e artistica di ampio spettro, la capillarità e la diffusione di opere e di performance, che rendeva difficile anche esercitare la possibilità di scelta per la quantità di mostre, spettacoli teatrali, convegni, novità bibliografiche, soprattutto nella capitale, stride con la povertà dell’offerta culturale di questi ultimi anni. Ricordo le numerose collaborazioni ed iniziative scientifiche tra le università di Mérida, di Caracas, la Casa de Bello, Monte Ávila, e le istituzioni accademiche italiane; come Consiglio Nazionale delle Ricerche, su impulso del prof. Bellini, pubblicammo nel 1995 un numero monografico degli Studi di letteratura ispano-americana, dedicato alla Literatura venezolana de hoy, a cura di Lydia Aponte de Zacklin e José Balza, e un volume della collana Saggi e Ricerche, Narrativa venezolana attuale, selezione di racconti tradotta in italiano, a cura di Judit Gerendas e José Balza, a illustrare la ricchezza di un patrimonio ora disperso e frammentato nell’autoesilio.

P. Spinato B.

(Notiziario n. 109, settembre 2022, pp. 9-10)