Carmen Alemany Bay, «Textos inéditos e inconclusos de Miguel Hernández (Estudio y edición)», Jaén, Editorial Universidad de Jaén, 2022

Carmen Alemany Bay, Textos inéditos e inconclusos de Miguel Hernández (Estudio y edición), Jaén, Editorial Universidad de Jaén, 2022, 378 pp.

Il fascino dell’inedito seduce sempre sia il lettore che lo studioso. Bozze, appunti, materiali conservati volontariamente dall’autore o per affetto dagli eredi costituiscono un capitale preziosissimo per la ricerca filologica: anche quando non intaccano un corpus ufficiale e riconosciuto, in qualche modo contribuiscono a perfezionare la conoscenza dello scrittore e della genesi della sua opera.

È questo il caso dell’ultimo studio di Carmen Alemany Bay, una delle maggiori esegete dell’opera di Miguel Hernández, cui ha dedicato per decenni la propria attività critica da quando nel 1988, sotto la guida di José Carlos Rovira, ha intrapreso gli studi dottorali orientandosi sul poeta oriolano attraverso il fondo appena depositato dalla famiglia all’Archivio storico di San José di Elche: studi culminati nel 1992 con la tesi dal titolo El antetexto hernandiano. Análisis del proceso de escritura y propuestas para una nueva edición de la Obra poética de Miguel Hernández, in cui riscattava un centinaio di composizioni inedite e screditava la tesi secondo la quale la poesia di Hernández fosse improvvisata e non frutto di un coscienzioso lavoro personale. Sotto la supervisione del suo maestro e di Agustín Sánchez Vidal ha pubblicato le edizioni della Antología poética. El labrador de más aire (1990) e la Obra completa (1992), capitalizzando il suo lungo e minuzioso lavoro di ricerca. Oltre ad una decina di saggi, editi tra il 1988 ed il 2021, la cattedratica alicantina nel 2013 ha anche visto pubblicata dalla prestigiosa Visor la monografia Miguel Hernández, el desafío de la escritura. El proceso de creación de la poesía hernandiana.

A distanza di trent’anni, Carmen Alemany condivide con il pubblico altri centosettanta testi inediti trovati nei manoscritti: testi, non poesie, che ribadiscono l’«insistente y voluntarioso proceso de creación del poeta de Orihuela» (p. 18), esercizi letterari che documentano il suo apprendistato poetico e di cui si serví soprattutto per comporre le poesie del primo ciclo, Perito en lunas. A questi si aggiungono progetti di composizioni, poesie incompiute, disegni, note relative alla sua vita quotidiana, di grande valore emotivo. La studiosa alicantina insiste sull’«importancia de estos manuscritos porque el propio poeta los conservó como parte también de su obra y, después de su muerte, y no sin riesgos, su esposa Josefina Manresa los atesoró» (p. 19).

Nello studio introduttivo, la Alemany torna sui procedimenti adottati da Hernández per raggiungere la forma poetica a lui piú confacente: da parziale autodidatta, sperimenta e corregge incessantemente, soprattutto nel suo primo periodo artistico. Anche a livello grafico, rileva delle costanti (incisi, assenza di punteggiatura, oscillazione di maiuscole e minuscole, cancellature, varianti…) che aiutano a ricostruire la genesi del prodotto finale in versi, partendo da un testo solo a prima vista in prosa. Della totalità dei manoscritti inediti qui raccolti, la maggior parte, un centinaio, appartengono al primo ciclo della poesia hernandiana; rispettivamente una ventina ed una trentina al secondo e al terzo ciclo, e a meno di venti al quarto, nella tragica fase finale della vita del poeta.

I testi vengono riprodotti in modo chiaro e fruibile da pagina 85 a pagina 378; anche le note al testo sono leggibili e comprensibili anche per i non addetti ai lavori che sicuramente si avvicineranno all’opera. In questo modo la studiosa alicantina riesce nel suo intento di restituire la totalità del corpus testuale del poeta oriolano non solo ai filologi, ma anche a quel pubblico per cui Miguel Hernández è assurto ad una dimensione mitica grazie ad una biografia paradigmatica e ad un’opera, come qui è ben circostanziato, di solo apparente immediatezza e semplicità.

Il tutto è dedicato alla memoria di Carmencita, che era cresciuta nella cifra umana e letteraria del poeta, tanto da interiorizzarlo e da considerarlo figura quotidiana e familiare: come certamente Hernández avrebbe voluto, per tutti i suoi lettori.

Patrizia Spinato B.

(Notiziario n. 112, marzo 2023, pp. 10-11)

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